Ho avuto il piacere di conoscerlo personalmente durante un evento ‘KomeSto?’, nel 2011. In un professionista dell’intrattenimento non c’è solo l’arte di essere showman. C’è grande preparazione, c’è meticolosità, c’è Cuore. Ho avuto la fortuna di poter collaborare con lui e spero riaccada in futuro. Oggi ho l’onore di fare 88 Chiacchiere con… Pippo Lorusso.

Attore, conduttore, presentatore radiofonico. Ti rivedi nella definizione di showman?

Onestamente mi rivedo in tutte le definizioni. Sono un artista poliedrico e mi diverto a fare tutto e di tutto. È sempre stato così. Un mio vecchio insegnante di recitazione mi diceva sempre di non farmi ingabbiare in cliché o categorie “Pippo tu sei quello che vuoi essere, ogni volta diverso”. Quindi nel mio percorso professionale ho cercato una mia strada, assecondando tutto quello che mi capitava e desideravo fare, guidato soprattutto dal mio istinto. Nel nostro lavoro i titoli contano poco, servono le competenze.

In questo mestiere, secondo te, bisogna sempre evolversi, aggiornarsi per capire cosa c’è nell’aria e parlare al pubblico di argomenti che ‘conosce’?

Come in tutti i lavori credo che la preparazione e la curiosità siano fondamentali. Aggiornarsi e stare al passo coi tempo è importante, però personalmente credo che sia più importante trovare una propria identità e un proprio stile. E quelli non invecchiano mai.

Raccontami qualcosa degli inizi della tua carriera, come nasce l’artista Pippo Lorusso?

Fin da piccolo mi divertivo a recitare scenette in casa, allo specchio, ovunque. Mi piaceva stare al centro dell’attenzione nonostante fossi molto timido. All’asilo interpretai lo zampognaro e mi divertii tanto. Ho sempre fatto le recite scolastiche, andavo sempre con mia mamma al teatro Coccia di Novara (dove spesso mi addormentavo) e seguivo con entusiasmo in tv attori come De Sica, Totò, Raimondo Vianello, Tognazzi, Manfredi e Peppino De Filippo. Credo che tutto questo mi abbia aiutato a desiderare di vivere e crescere con le mie passioni. Dopo le superiori iniziai la mia avventura milanese fatta di studio, corsi, frequentazioni ed esperienze incredibili. La prima agenzia, i primi lavori, gli spot per la tv, il debutto al teatro CRT con Alessandro Genovesi. Qualsiasi cosa facessi era sempre un inizio. La cosa divertente è che per me è sempre un gioco, il mio modo di essere e vivere la mia vita. Altri la chiamano carriera…

Hai riscontrato difficoltà con amici, parenti, qualcuno ti ostacolava/criticava in tal senso?

Penso che certe scelte di vita abbiano bisogno delle difficoltà. Servono le critiche, gli ostacoli, tutto. Perché ti aiutano a reagire, a capire se davvero è quello che vuoi fare e se sei sulla strada giusta. E la cosa bella, che capisci col tempo, è che è sempre un confronto continuo con te stesso. Se sei consapevole vai avanti, altrimenti rimani in balia degli eventi e delle persone. Molti amici mi prendevano in giro, così come parenti e conoscenti. Ci stavo male, mi incazzavo. Ma fondamentalmente me ne fregavo. Quando hai il fuoco nessuno ti può e ti deve fermare. Vivere delle proprie passioni è bellissimo, ma lascia anche molte cicatrici.

Ti piace più parlare dietro un microfono oppure recitare?

Sono cose completamente diverse. Mi piace tutto, anche perché ci sono registri diversi da usare. Per la mia esperienza potrei dire che: il cinema è fantastico, magia pura e vorrei farne di più. La tv e le serie sono belle, divertenti e redditizie ma artisticamente un po’ freddine. Il doppiaggio è interpretazione, atmosfera, sensibilità e tecnica e da molte soddisfazioni. Ma il teatro è il massimo. E fare radio per me è come fare teatro. Il rapporto diretto con il pubblico, le situazioni sempre diverse e istantanee, il sentirsi uno, nessuno o centomila. Insomma, posso dire che la radio non mi fa mancare il palcoscenico. Comunque le grandi sfide di recitazione le ho a casa mia con mia moglie e mia figlia, con loro devo sempre essere vero, reattivo e credibile. 😂

Come nasce l’incontro con Maccio Capatonda?

Era il 2003. Io ero testimonial di una serie di spot televisivi e lui era il regista. Facemmo cose divertenti e assurde. Tutto andò avanti per qualche anno e avendo creato un bel rapporto di amicizia e stima mi propose di fare con lui mai dire martedì con la Gialappa’s Band su Italia 1. Fu incredibile, in prima serata con le edizioni del bradipo che poi spopolavano su internet. Poi da lì tante altre avventure, come ad esempio Italiano Medio e Omicidio all’italiana al cinema, la serie Mario con il mio personaggio Salvo Errori su MTV, i trailer virali come Abbagli, Ah Già, la serie Interattiva 12, gli spot per Galbusera, Infojob e tante altre chicche che il pubblico e gli addetti ai lavori hanno sempre apprezzato per fortuna.

Qual è il corto girato con Maccio al quale sei più legato e perché?

Credo Abbagli perché fu il primo che facemmo insieme e dopo tanti anni la gente ancora ride. Voglio citare anche Costruisci il tuo costruisci perché giravamo per strada senza permessi e dovevamo smontare una macchina in pieno centro a Milano. Fu il delirio, i carabinieri mi fermarono mentre scappavo con una portiera per strada. Era divertente spiegare ogni volta la situazione.

Ci racconti qualche aneddoto curioso accaduto su qualche set dei film a cui hai partecipato?

Ne ho fatti cinque, te ne dico cinque 😂. In Italiano Medio i primi giorni rimasi truccato e vestito dalla mattina alla sera e poi non feci nemmeno una scena. In Loro Chi? i registi Micciché e Bonifacci mi chiesero di fare una scena legato in cima all’albero di una barca a trenta metri di altezza. Tutti intorno mi dicevano di non farlo. Io girai lo stesso e poi si dimenticarono di tirarmi giù. Subito dopo con Marco Giallini girammo 18 volte la stessa scena in cui mi dava uno schiaffone. L’ultima fu perfetta e dolorosa. 😂 In Mister Felicità nella scena della macchina con Siani e Abatantuono ci si vede seduti sulla cabrio al sole. In realtà pioveva di brutto ma furono bravissimi a coprire tutto il set e ad asciugare noi e la macchina ad ogni ciak. In Caccia al Tesoro finite le mie riprese Carlo Vanzina, durante gli altri ciak mi disse “Bravo Pippo, hai una bella energia, vieni, siedi qui vicino a me.” Io, titubante, mi avvicinai, mi sedetti accanto e osservando il suo modo di lavorare scoppiai a piangere per la gioia. In Omicidio all’Italiana Maccio mi chiese di provare a fare una ripresa sul Segway. Pronti via feci un capitombolo e dopo mille risate girai la scena camminando. Ho finito. 😁

Come nasce l’idea dell’esperienza radiofonica?

Ho sempre fatto radio. In principio erano realtà locali a Novara e Vercelli. poi qualche realtà a Milano e poi sono arrivate incursioni in grandi network come Deejay o 105 durante molti tour musicali e promozionali come il Tim Tour che mi hanno avvicinato sempre più verso la conduzione di un programma tutto mio. E questo è successo col mio arrivo a M2O dove ho condotto per un decennio il morning show AQPP con Leandro da Silva, Sabrina Ganzer, Elisabetta Sacchi e Federico Riesi. E con Simone Girasole, DjOsso e una bella squadra di amici.

È vero che quando si entra nel loop della conduzione radiofonica poi si entra in dipendenza?

Assolutamente sì. Per me è così. Non riesco a immaginarmi senza stare fisicamente in radio. Ogni giorni mi sveglio e sono felice di andare a lavorare, scrivere, creare, organizzare, registrare. E tutto questo con un gruppo di amici con i quali si ride in continuazione.

Cosa ti porti dietro dall’esperienza a M2O e AQPP?

La consapevolezza di aver fatto qualcosa di grande. Di aver rappresentato una radio che era una grande famiglia, libera e che faceva cose straordinarie con pochi mezzi e tanto entusiasmo. E l’affetto di chi ci ascoltava, si divertiva e cresceva con noi è rimasto e questo per me è un grande motivo di orgoglio e soddisfazione.

Come ti trovi invece nella nuova avventura su Rai Radio 2 con  “Tutti Nudi“?

Alla grande. Non mi aspettavo sinceramente di trovarmi così bene da subito. Non era scontato il passaggio da una radio commerciale a mamma Rai mantenendo il nostro mood di fare radio. Io, DjOsso e Antonio Mezzancella siamo amici da tanti anni, lavoriamo bene, ci divertiamo tantissimo e abbiamo creato una bella squadra di lavoro che è in sintonia. Questo si sente e ci aiuta a creare un bel legame con gli ascoltatori che si divertono con noi e ci sentono freschi, vicini e senza barriere.

Pippo Lorusso, DjOsso e Antonio Mezzancella in Radio

Come vivi il momento delicato che stiamo passando?

È difficile trovare le parole giuste. Ognuno di noi sta cercando di fare qualcosa di utile e positivo per il bene di tutti. Ho perso degli amici, purtroppo. Penso alle tante famiglie distrutte e in difficoltà e mi sento fortunato a poter lavorare e a potermi godere la mia famiglia, la mia casetta, il mio gatto. Ovviamente sono in contatto con parenti e amici. È difficile per tutti, anche per chi come me cerca di far sorridere gli altri. Nel mio piccolo insieme ad altre persone sto aiutando alcune famiglie con un supporto economico. Ne usciremo e saremo tutti migliori.

Qual è la proposta lavorativa più strana che hai ricevuto? L’hai accettata, poi?

Una persona dello spettacolo mi chiamò per farmi seguire e spiare il marito che la tradiva. Mi propose soldi, ma rifiutai. …Tanto lo sapevano tutti! 😂

Hai presentato anche diversi show dal vivo come il Tim Tour, il 6 Nazioni, il Raffo Fest, e  tanti altri, qual è la differenza tra uno show dal vivo e uno show radiofonico?

Be’, sono cose che si assomigliano ma completamente diverse. Entrambi hanno scalette e tempi da rispettare, però per quanto mi riguarda in radio i tempi sono serrati e non si può sgarrare se si vuole mantenere un ritmo e una certa interazione anche perché ci vuole pulizia negli interventi. Nei live invece mi concedo più improvvisazione, più teatralità e una carica di voce e di presenza scenica che in radio non serve. Quando hai davanti piazze con centomila persone è una goduria indescrivibile.

Che consigli daresti a chi oggi vuole intraprendere il tuo mestiere?

Prima di tutto di capire cosa vogliono fare davvero nella vita. Essere disposti a fare sacrifici e scelte impopolari. Non sopporto quelli che voglio “provare” a fare senza una minima consapevolezza. Ognuno ha il suo percorso, quindi il consiglio è quello di studiare, imparare, viaggiare, essere curiosi e generosi. E nel frattempo fare qualsiasi cosa possa aiutarci a crescere come persone e come professionisti senza abbattersi mai. Le cose accadono se uno ci crede davvero. Essere persone rispettose e perbene, per esperienza personale, aiuta.

Ti piacerebbe scrivere un libro un giorno? Se sì, su cosa, la tua vita o un romanzo?

In realtà ho scritto un libro e sto cercando un editore. Racconta le mie disavventure, tutte da ridere, nel mondo dello spettacolo, dal teatro alla radio, dal cinema alla televisione. Nel frattempo leggo molto.

Quando passione e cuore si uniscono a preparazione ed entusiasmo, non c’è traguardo che possa essere precluso, anche nel mondo degli artisti dell’intrattenimento, come è Pippo Lorusso. Chapeau.

Kempes Astolfi
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